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giovedì 15 dicembre 2016

Claudio Amendola, detenuto e regista per il suo nuovo film


Uscirà nelle sale cinematografiche italiane nel marzo 2017, distribuito da Eagle Pictures, il nuovo film diretto da Claudio Amendola, Il secondo della sua carriera da regista, 48 ore fuori. Il permesso prodotto da Claudio Bonivento. Tra il cast, anche Luca Argentero, lo stesso Amendola che si alterna tra la regia e la recitazione e la non più rivelazione Giacomo Ferrara che Amendola scoprì e apprezzò mentre girava un altro film di spessore, “Suburra”.
Dopo il debutto dietro la macchina da presa con la commedia “La mossa del pinguino”, (una sorta di Full Monty all’italiana), cambia genere e si butta sul noir, strizzando un occhio a situazioni western sottolineate dalla colonna sonora.
48 ore fuori. Il permesso, in cui il celebre attore romano unisce al genere noir un’analisi sociale contemporanea, è stato presentato in anteprima al Noir in Festival a Milano.

Claudio Amendola all'anteprima del film
al Noir in Festival

48 ore sono giusto il tempo che quattro detenuti del carcere di Civitavecchia possono trascorrere all’esterno delle mura della cella grazie a un permesso. Sarà un’occasione unica per loro per ritrovare se stessi e recuperare i rapporti interrotti a causa della detenzione.
Luigi, cinquantenne, è condannato di omicidio e, pieno di rimorsi e ormai senza identità, cerca di dare un senso alla sua vita. Donato, di anni ne ha 35, ma abbastanza per cogliere la crudeltà del destino. Finito in carcere, seppur innocente, per scontare la pena del reale colpevole cerca di dare una motivazione a una privazione così forte, forse più grande di lui. E poi ci sono due giovani, di estrazione sociale totalmente opposta, ma accomunati dal carcere di Civitavecchia: Rossana, di appena venticinque anni e figlia di una diplomatica, finita dietro le sbarre per spaccio di stupefacenti e Angelo, un ragazzo di borgata arrestato per rapina.
Quattro spaccati di vita distanti anni luce che Amendola accomuna e fa convivere grazie a un’idea comune: la speranza del futuro. Non serve a nulla a Rossana l’estrazione sociale benestante; il mondo patinato di origine non le risparmierà il carcere né la freddezza disinteressata e imbarazzata dei genitori. Capirà presto che la sua vita e il suo futuro dipendono da lei e da lei soltanto. Così come Angelo che, a differenza di Rossana, non ha neppure l’appiglio delle possibili raccomandazioni della “Roma bene”. Studia e si impegna perché il carcere è una lezione di vita. Perché in carcere ci si può finire. Ma dal carcere ci si può uscire. E non solo fisicamente…
Gli attori sono molto espressivi e calati perfettamente nella loro parte: Amendola rispolvera come attore una prova di livello al pari di quella espressa in “Suburra”, e soprattutto Argentero, completamente trasformato rispetto a personaggi da commedia interpretati precedentemente, appare particolarmente ispirato.
Scritto assieme a Giancarlo De Cataldo e Roberto Jannone, Claudio Amendola si propone con un film di spessore che va ben oltre all’apparenza, ma cerca di scavare in una realtà metropolitana apparentemente così lontana, eppur così vicina…

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